The last of Us: aspettative rispettate?
Si assapora un pizzico di rammarico non appena si scorgono i titoli di coda dell'ultimo episodio della prima stagione di The Last of Us. Mentre ci si abbandona ai primi bilanci, freschi di un'esperienza globalmente meritevole di essere fruita, lo sottolineiamo immediatamente per non smorzare eccessivamente l'entusiasmo, si viene pervasi da un velo di delusione, frutto dell'effettivo palesarsi di storture ed incongruenze mesi addietro solo ipotizzate, eppure già così concrete agli occhi di una buona fetta di fan, scaturite all'indomani di alcune dichiarazioni rilasciate da Neil Druckmann e soci su quanto avrebbero offerto all'audience del piccolo schermo una volta completati i lavori.
La critiche alla serie
Nonostante la scelta azzeccata degli attori, la cura nei dettagli della fotografia, il risultato è una serie controversa, altalenante, mortificata più di ogni altra cosa dall'incapacità di sceneggiatori e registi di indirizzarla verso un pubblico ben specifico, ma anche capace, in diversi momenti, di incantare sia il fan di lungo corso, che il semplice appassionato di serie TV a caccia di un'avventura di formazione ambientata in un mondo post-apocalittico.
Gli aspetti positivi
The Last of Us parte fortissimo con un terzetto di puntate convincenti ed esaltanti che, beffardamente, mettono in chiaro alcuni principi estetici e tematici che vengono completamente confutati e spazzati via proprio a partire dalla quarta puntata, un tradimento tanto più traumatico e violento quanto più si conosce a menadito, tra remastered e remake, il lungo viaggio intrapreso da Joel ed Ellie. Senza entrare eccessivamente nel dettaglio, perché questa vuole ed è una recensione priva di spoiler, in questi tre episodi si evidenziano principalmente due qualità: una regia degna di questo nome, nonché un'intrigante, vibrante, sensibile espansione narrativa della serie. La regia, in quello che potremmo definire in tutto e per tutto l'incipit dell'avventura, è attenta ai dettagli e sebbene non venga mai proposto alcun virtuosismo particolare, discorso valido anche nelle scene d'azione purtroppo, panorami desolanti, scorci suggestivi e primi piani penetranti riescono sempre a colpire lo spettatore, a raccontare qualcosa di più, a mostrare efficacemente un mondo allo sbando che anche nella sua forma più sublime lascia intravedere le tracce di un dramma ineluttabile. La scrittura, dal canto suo, è brillante, efficacissima, trascinante. Bastano poche scene, per esempio, per certificare il rapporto conflittuale tra Joel e Ellie, tra un uomo lacerato da un passato che non riesce a dimenticare e una ragazza in piena crisi adolescenziale, portatrice sana di quel morbo che potrebbe contribuire a sconfiggere solo raggiungendo sana e salva un centro medico la cui ubicazione è inizialmente ignota al duo.Conclusioni
The Last of Us non è affatto una pessima serie TV. Semplicemente è stata realizzata non avendo ben presente quale dovesse essere il suo principale pubblico di riferimento.